Gli aghi d’oro - Michael McDowell

Neri Pozza | 533 pag. | 14,90 €

Trama:

Anno di Grazia 1882. New York festeggia il nuovo anno tra opulenza e miseria. Dalla sua dimora di Gramercy Park, il cinico giudice James Stallworth, affiancato dal figlio e dal genero, lancia la sua crociata: ripulire il famigerato Triangolo Nero, quartiere di bettole, bordelli, fumerie d’oppio e botteghe di ricettatori, su cui regna la feroce Black Lena Shanks col suo clan di donne versate nelle arti della crudeltà. Ma la sete di potere degli Stallworth dovrà misurarsi con la furia vendicatrice di Black Lena. 

Recensione:

Mi sono approcciata a questo libro dimenticandomi del tutto della saga di Blackwater (ho letto due libri su sei). Ho evitato paragoni e con naturale disinteresse mi sono buttata a capofitto in questa storia. 
Leggendo un po’ su internet per farmi un’idea generale ho visto che “Gli aghi d’oro è stato scritto prima della famosa serie pubblicata da Neri Pozza l’anno scorso e ho immaginato (senza reale fondamento) che potesse essere una lettura più acerba e quindi meno “appagante” rispetto a ciò a cui l’autore ci aveva abituato.

Ho trovato questo romanzo prolisso - soprattutto all’inizio - e poco coinvolgente. L’idea di raccontare due volti opposti di New York all’inizio era interessante, quasi affascinante. Descriverla attraverso due famiglie completamente diverse mi ha incuriosito. Da una parte ci sono gli irreprensibili e perfetti Stallworth, dall’altra i disgraziati Shanks (all’inizio del libro c’è un pratico albero genealogico). Apparentemente le due famiglie non hanno niente da spartire ma la loro storia non inizia nel 1882 ma ben più lontano. C’è chi dimentica con facilità e chi invece cova rancore per tutta la vita e cerca la sua vendetta..

Dopo aver concluso il libro posso dire che “Gli aghi d’oro” si è dimostrato completamente diverso dalla saga di Blackwater. Se non avessi letto il nome dell’autore mai avrei pensato di riconoscere lo stesso stile usato per raccontare le avventure di Perdido e probabilmente - a posteriori - non avrei nemmeno comprato il libro.
Non si tratta del modo di scrivere anche se all’inizio l’ho trovato particolarmente lento, è solo che nell’insieme non mi sono sentita parte della storia. Se vogliamo la trama è anche un po’ banale così come lo svolgimento. In queste pagine ho trovato una grande crudeltà e distacco emotivo da parte di tutti i personaggi. Ho letto di rabbia, rancore, vendetta e senso di giustizia ma con nessun protagonista (o quasi) l’autore è sceso nei dettagli o ne ha raccontato l’animo umano. In compenso ci ha deliziato con minuziose descrizioni di bordelli, obitori, sale di tribunale, carceri e fosse comuni. 
Forse il mancato contatto con i personaggi, il mancato scandagliare l’animo umano e la freddezza della narrazione hanno compromesso il mio giudizio e la mia lettura.
La prima parte è stata fin troppo minuziosa nel racconto di processi, aule di tribunale, il racconto della battaglia della famiglia Stallworth. La seconda al contrario ha raccontato un po’ troppo rapidamente gli avvenimenti che di fatto hanno reso meno noioso il libro.

Tirando le somme devo dire che il libro non mi ha soddisfatto particolarmente. L’ho finito perché volevo capire se si sarebbe risollevato (poco) e perché volevo dare una possibilità all’autore fino all’ultima pagina. Ho trovato la trama banale nella conclusione ma non nell’esecuzione e con il fatto che nessun personaggio mi è piaciuto particolarmente non ho provato dispiacere o gioito per la sorte di nessuno. La considero una lettura tiepida senza pretese. Altra pecca che ha reso la lettura più “fastidiosa” è il formato del libro. L’idea da parte di Ner Pozza di mantenere lo stile dei libri della saga di Blackwater è bella ma leggere un libro di più di 500 pagine cosi piccolo e compatto ha rovinato un po’ l’esperienza di lettura perché era difficile da tenere in mano e la copertina si poteva sgualcire fin troppo facilmente. Ho fatto non poca fatica ad evitare la rottura del libro o la rovina della copertina!! 

Per i fan della serie Peaky Blinders potrebbe essere un buon modo per tornare nelle fumose e sporche stanze di Birmingham trovandosi però a New York.


Valutazione:

★★★/5

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