Tutti i particolari in cronaca - Antonio Manzini

Mondadori | 301 pag. | 17,50 €

Trama:

La corsa all'alba, la colazione al bar, poi nove ore di lavoro all'archivio del tribunale, una cena piena di silenzi e la luce spenta alle dieci: Carlo Cappai è l'incarnazione della metodicità, della solitudine. Dell'ordinarietà. Nessuno sospetta che ai suoi occhi quel labirinto di scatole, schede e cartelle non sia affatto carta morta. Tutto il contrario: quei faldoni parlano, a volte gridano la loro verità inascoltata, la loro richiesta di giustizia. Sono i casi in cui, infatti, il tribunale ha fallito, e i colpevoli sono stati assolti "per non aver commesso il fatto" – in realtà per i soliti, meschini imbrogli di potere. Cappai, semplicemente, porta la Giustizia dove la Legge non è riuscita ad arrivare – sempre nell'attesa, ormai da quarant'anni, di punire una colpa che gli ha segnato la vita. Walter Andretti è invece un giornalista precipitato dallo Sport, dove si trovava benissimo, alla Cronaca, dove si trova malissimo. Quando il capo gli scarica addosso la copertura di due recenti omicidi, Andretti suo malgrado indaga, e dopo iniziali goffaggini e passi falsi comincia a intuire che in quelle morti c'è qualcosa di strano. Un legame. Forse la stessa mano... Antonio Manzini, il creatore dell'indimenticabile vicequestore Schiavone, entra nel catalogo del Giallo Mondadori con una storia serrata e sorprendente che si interroga sull'equilibrio tra legge e giustizia, e su ciò che saremmo disposti a fare pur di guarire le nostre ferite. 

Recensione:

Ho una premessa doverosa da fare prima di iniziare a scrivere la recensione di questo libro: di Manzini ho letto solo “Pista nera”, il primo libro della serie di Rocco Schiavone e ho un tiepido ricordo di tutto. Del personaggio, della trama e del resto. Quindi posso dire con assoluta certezza che il mio giudizio non è offuscato da paragoni e che non avevo alcun tipo di aspettativa sulla lettura.

Antonio Manzini torna in libreria con un libro nuovo. È la storia di un giornalista che dallo sport passa alla cronaca nera e allo stesso tempo è la storia di un uomo che ha vissuto nell’attesa per 40 anni. Cos’hanno in comune queste due persone così diverse per indole e carattere? Ce lo svelerà l’autore passo dopo passo, capitolo dopo capitolo. 
Walter Andretti è un giornalista di 38 anni con una vita sentimentale fallimentare, vive alla giornata. Fa il compitino, scrive l’articolo e la sera va al bar a bere con i suoi amici di sempre.
Carlo Cappai una vita sua non ce l’ha. Archivista al tribunale, dopo due anni di servizio attivo nella polizia e un danno alla spalla destra si ritira tra i faldoni dei processi conclusi. Quei faldoni gli parlano, gli raccontano cose che nessun altro ha visto o che forse non ha voluto vedere. Sono quarant’anni che lotta contro una “giustizia con la g minuscola”, la giustizia fatta dagli uomini.

Non voglio raccontare troppo la trama perché ho paura di fare qualche spoiler involontario. Posso dire che non è strutturata in maniera particolare. Non è stata scritta per stupire/sconvolgere con un colpo di scena incredibile. È una storia lenta a tratti e forse sono state introdotte anche cose superficiali che non servivano ai fini del racconto in sé.

Antonio Manzini con questa nuova pubblicazione edita Mondadori non vuole portare il pubblico a letture intense o rapide e rapite. Il senso del suo scritto è chiaro sin da subito. Si concentra su una riflessione ben più importante ed ampia: il senso di giustizia.
Ma cos’è la giustizia in fin dei conti? Un tribunale che decide delle vite degli altri? Dei fili mossi a proprio piacimento o ad altrui piacimento? E se una persona ha amici influenti e importanti ma è colpevole cosa succede?
L’idea è buona, niente da dire. La trama di per sé è semplice e a pagina 100 avevo intuito tutto perfettamente (ed è noto che non sono particolarmente arguta). Non c’è la sorpresa finale o lo shock per un avvenimento che mai si sarebbe pensato.
Antonio Manzini vuole fare la morale e far riflettere il lettore. 
Il suo è un intento interessante, sicuramente nobile, ma devo dire che in me non ha trovato terreno fertile. 
L’idea della doppia narrazione mi è piaciuta. La parte di Carlo Cappai è stata pressoché lineare e definita, quella di Walter Andretti più spigliata e divertente a tratti. 
Nonostante questo è stata per me una tiepida lettura. Un tentativo di allontanarsi da Rocco Schiavone forse non completamente riuscito. La morale, la trama fin troppo semplice, protagonisti prevedibili. 

Sicuramente non la lettura più bella del mese di Gennaio e sicuramente di tutto l’anno.

Valutazione:

★★/5

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