La diga. Blackwater vol. 2 - Michael McDowell
1922. Mentre Perdido si sta riprendendo dalla devastante inondazione, la costruzione di una diga è l'unico baluardo possibile contro la furia dell'acqua. Ma il cantiere riversa sulla cittadina il suo carico di imprevisti: la rivolta degli operai, il capriccio delle correnti, il mistero di alcune sparizioni. La matriarca Mary-Love si scontra con Elinor, ora parte della famiglia Caskey. Macchinazioni, alleanze innaturali, sacrifici: a Perdido i mutamenti saranno profondi, le conseguenze irreversibili. La lotta è appena cominciata.
Recensione:
- POICHÉ È IL SECONDO VOLUME DI UNA SERIE POTREBBERO ESSERCI SPOILER -
Con il primo volume eravamo rimasti sospesi. Si era concluso con un bel colpo di scena dal finale aperto. Cosa sarebbe successo ad Elinor e Oscar. La bambina sarebbe rimasta con Mary - Love e Sister? Avrebbe lottato per riprendersi sua figlia dopo averla barattata per la libertà? Si farà o no la tanto famigerata diga?
“La diga” è la prosecuzione della storia, un libro di passaggio che ci traghetterà nei libri futuri. Per quanto la Neri Pozza abbia giocato d’astuzia, si può dire che l’ha fatto davvero bene. Probabilmente è la trovata commerciale dell’anno e per quanto ne siano tutti consapevoli funziona perfettamente.
In questo secondo volumetto troviamo i ritmi del primo. Il racconto è di un narratore esterno e tutto scivola rapidamente come le acque del Perdido e del Blackwater, anche troppo.
A differenza del primo volume qui vengono introdotti personaggi nuovi e funzionali per la trama e ogni tesserino del puzzle, alla fine del libro, si incastra perfettamente. Se non fosse per le battute finali, si potrebbe dire che il libro ha una sua conclusione, seppur non degna. E invece no! Anche stavolta, con un colpo di scena meno eclatante e più tra le righe, lo scrittore ci porta a voler conoscere cosa succede nel terzo libro. Ho idea che questo “tormento” terminerà solo ultimata la lettura dell’ultimo volume. Ed io, che centellino libri, serie tv, affetto e amore so già che non leggerò a breve il terzo “racconto” anche se è già nella mia libreria (quando è uscito il cofanetto avevo acquistato tre libri su sei e per partito preso non cederò al cofanetto completo!)
Come nel primo libro, anche stavolta la componente femminile è preponderante. Le donne sono le indiscusse protagoniste di questa storia. L’eterna diatriba tra Elinor e Mary-Love a tratti è sfiancante. Le due avversarie non cedono, non mollano un centimetro e ho la sensazione che sarà una guerra senza esclusione di colpi!
In questa storia finalmente vediamo Sister, sorella di Oscar, più protagonista e non sempre all’ombra di sua madre. Ha una voce e la farà sentire nel momento più opportuno stupendo il lettore e non di poco!
In questi volumi, che tecnicamente non sarebbero nelle mie corde, la componente horror ancora una volta si mischia perfettamente nella narrazione principale ed è un accenno velato, leggermente “inquietante” ma niente di eccessivo. Tutto ciò permette ai lettori come me, non amanti del genere, di poterlo apprezzare senza rimanere delusi.
La saga di Blackwater ha un ascendente forte sul lettore un po’ a causa della suddivisione strategica della storia, ma il più è dato dalla scrittura di Michael McDowell. Sin dalla prima riga mi sono trovata immersa in una storia che non conoscevo ma che sembrava familiare. L’autore ha la capacità indiscussa di prendere per mano il lettore e di accompagnarlo attraverso la narrazione come se fosse uno di famiglia. E così è per me. Le segherie, le acque del Perdido che si fondono con quelle del Blackwater, i Caskey e tutti i personaggi che ruotano attorno alla trama sembrano personaggi che conosco da sempre.
È come infilare un maglione sformato che si ha da sempre. È caldo, è confortevole, è casa.
E io, indossando metaforicamente lo stesso maglione, mi sono trovata ancora parte di una storia che ha saputo intrattenermi ed incuriosirmi. Mi ha tenuto inchiodata alla lettura per il tempo sufficiente (pochissimo) a finirla e a voler sapere di più.
Unica nota da sottolineare è che questo volumetto ha avuto ritmi meno incalzanti rispetto al primo e che il finale, benché aperto a qualsiasi avvenimento, mi ha lasciato meno sorpresa. Per questo motivo anziché cinque stelle ne metto quattro.
★★★★/5
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