Cecilia Sala a Vicenza: il racconto di una generazione che lotta per la libertà.


Giovedì 30 Novembre, Sala cinema Odeon. È una di quelle sere fredde e umide, è una di quelle sere dove non si vorrebbe uscire da casa. La sala è piena, in attesa di Cecilia Sala, giornalista giovanissima e preparata che si occupa di politica estera. Ha un podcast quotidiano chiamato “Stories” e ha appena pubblicato un libro che racconta “tre incendi che bruciano il mondo” e racconta di “tre generazioni che tra quelle fiamme stanno diventando grandi”.
Appena entra la sala si zittisce. Lei sposta lo sguardo qua e là rimanendo in silenzio, non tradendo alcuna emozione. Come può aver paura di una sala gremita di persone che sono lì per ascoltare le sue esperienze, quando è stata in zone di guerra dove il silenzio assordante si intervalla alla caduta delle bombe?
Eppure sembra un po’ intimidita. Probabilmente non è la sua zona di comfort. Forse si trova più a suo agio in situazioni estreme come quelle che racconta nel suo libro.
Giovanni Diamanti, per la Casa di Cultura Popolare di Vicenza, modera in modo eccezionale un dialogo che rimbalza dal microfono di Cecilia Sala a quello di Peppe Provenzano (deputato PD, responsabile Esteri, Europa, Cooperazione).

Si è parlato di guerra. Dei conflitti che Cecilia Sala racconta nel suo libro, quelli che incendiamo Iran, Afghanistan e Ucraina. Si è parlato del conflitto Israelo - Palestinese (la giornalista è da poco rientrata dalla striscia di Gaza). Si è parlato di luoghi in cui le persone non hanno smesso di combattere per la libertà. Di persone che si sono trovate un fucile in mano e hanno dovuto sparare a coetanei, a persone con le quali ipoteticamente potrebbero aver passato l’estate assieme diversi anni prima.
Si è parlato della follia della guerra, del momentaneo “cessate il fuoco” tra Gaza e Israele. Si è parlata della follia morale e mortale di inadeguati capi di stato.
Cecilia Sala incanta la sala con le sue parole, con la sua voce a tratti arrabbiata, con la sicurezza dei suoi ventotto anni nei quali ha visto tantissimo e ha documentato tutto. Mentre racconta volge lo sguardo lontano, fisicamente è nella sala, con gli occhi sembra in luoghi lontani, i ricordi vividi e raccontati con precisione e semplicità. 

Cecilia Sala è esattamente come si mostra nel podcast. Precisa, preparata, onesta e al di là delle parti. Lei racconta la storia. È una giornalista dei giorni nostri, è a portata di click. I suoi contenuti sono fruibili ed interessanti e la platea giovane lo dimostra. Cecilia Sala unisce generazioni e da un’informazione disinteressata. Ogni giorno tramite il suo podcast racconta una storia dal mondo, quindici minuti che aprono le finestre su un mondo che passa spesso in sordina o del quale si parla in modo fazioso e di parte.

Il dibattito è durato molto. Dalle nove si è concluso verso le undici e venti. È stato un ascolto stimolante e interessante, un focus su situazioni che sembrano surreali, lontane dalla realtà benché più vicine di quanto immaginiamo. Ed è questo uno dei moniti conclusivi della serata. Dobbiamo tenere bene a mente dove divampano gli incendi, dove ardono e come vengono spenti perché tutto questo non è da sottovalutare. Gli incendi scoppiano dove meno ce lo aspettiamo e quando accade fanno più danni di ciò che si può pensare.


L’incendio. Reportage su una generazione tra Iran, Ucraina e Afghanistan.

Trama | 204 pagine | 18,50 €

Roma e Teheran distano una media di 3.753 km, una media di 5.35 ore di volo. In Iran si è acceso un incendio di dimensioni incredibili. In Iran si lotta per la libertà. Sembra strano, idealmente basterebbe una mezza giornata per raggiungere un paese dove i giovani (che sono anagraficamente troppi giovani) combattono una guerra silenziosa (nemmeno troppo) per dei sacrosanti diritti che in Occidente diamo per scontati. La miccia che ha scatenato l’incendio è stata la morte di Mahsa Amini, classe 1999, fatta prigioniera per aver indossato l’hijab (il velo) nel modo errato. Durante la detenzione la giovane muore in modo sospetto e scoppia la rivolta.

L’Ucraina è in Europa, è in “casa”, è nel vecchio continente. Improvvisamente (non poi così tanto) Kiev viene invasa da paracadutisti russi che pensavano di dover fare un’esercitazione, invece si sono trovati a combattere una guerra che non volevano iniziare per le mire espansionistiche di un uomo che vuole riproporre il passato. Non sapendo o ignorando deliberatamente, però, che la storia insegna e 
che non si è sempre trovata a favore della Russia. 

In Afghanistan dal 2021, quando gli alleati hanno abbandonato il governo, le donne non possono più lavorare. Non possono studiare. Devono indossare il velo e il loro unico compito è quello di rimanere chiuse dentro casa e badare alla famiglia.
Da quando i talebani sono tornati al potere ogni diritto faticosamente ottenuto viene cancellato. Qualsiasi sommossa bloccata sul nascere. Le esecuzioni vengono fatte per strada. Le persone vengono strappate via da casa loro e freddate lungo la via, dove tutti possono vedere chi detiene il potere.

Cecilia Sala attraverso un reportage accurato e ben chiaro racconta tre situazioni diverse ma fin troppo simili dove, con le dovute differenze, qualcuno si è imposto su qualcun altro. Dove c’è un “debole” e un “forte”. Dove c’è un vincitore e un vinto. Vista così la situazione si direbbe che è tutto perduto. Che tutti gli sforzi fatti sono stati vani. 
Ebbene no.
Perché accanto a questi fatti di cronaca ci sono delle interviste, delle testimonianze di giovani ragazzi che non si danno per vinti. Ci sono ragazzi che sono lo specchio di una società nuova che avanza e che vuole emergere.
Ci sono centinaia/migliaia di micce sparse per il mondo pronte ad esplodere, pronte a scatenare una guerra silenziosa, di nervi e paziente. 

Leggendo le storie riportate in questo saggio vengono i brividi. Per noi italiani, per noi occidentali potrebbero sembrare situazioni ai confini con la realtà. In verità, quei confini, sono molto più vicini di quanto immaginiamo (basti pensare all’Ucraina). 
Con una scrittura semplice, diretta e a tratti spietata Cecilia Sala ci racconta ciò che ha visto con i suoi occhi e sentito con le sue orecchie. È un reportage che ti porta a conoscere dinamiche che non sempre leggiamo sui giornali, che non sempre vengono raccontate.
Rafforzate dal suo podcast “Stories” queste pagine mi hanno fatto conoscere in profondità realtà che immaginavo appena.
Questa lettura è stata una finestra aperta in un mondo devastato e devastante. Non posso recensire un libro che racconta storie di vita vera, di disperazione, di morte e devastazione.
Posso dire però che sono grata al lavoro di informazione di Cecilia Sala perché lo fa senza prendere posizioni, dando semplicemente la notizia. Esattamente come dovrebbe fare ogni persona del mestiere, cosa che sempre meno trovo sui giornali e su chi fa informazione. Non da ultimo, Cecilia Sala si occupa di dinamiche che spesso vengono dimenticate o messe in secondo piano da notizie “più vicine” a noi e quindi spesso dimenticate.





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