Elisabetta di York - Alison Weir

Neri Pozza | 575 pagine | 23,00 €

Trama:

Da che ne ha memoria, Elisabetta ha sempre saputo di essere importante: primogenita del re Edoardo iv e di Elisabetta Wydeville, la sua nascita è stata celebrata con la stessa gioia riservata a un erede maschio. I capelli tra il rosso e l’oro, gli occhi blu e i lineamenti delicati, non ha la bellezza algida della madre e tuttavia è graziosa; i suoi sogni sono popolati da cavalieri che salvano fanciulle e innamorati che si giurano fedeltà, come nelle storie d’amore che divora. Promessa sposa al Delfino di Francia fin dalla piú tenera età, a diciassette anni Elisabetta è una giovane donna che si appresta a compiere il proprio dovere. Ma quando una nuova alleanza politica manda a monte il fidanzamento, provocando la morte di suo padre, in quel vuoto si insinua, subdolo, il fratello del re, Riccardo iii, da troppi anni assetato di potere. Davanti a quella meschina usurpazione, alla famiglia di Elisabetta non resta che una soluzione: fuggire. Perché, come in una favola nera, la giovane e i suoi fratelli si vedono improvvisamente privati non solo del titolo, ma anche della loro stessa identità. Decisa a sopravvivere a ogni costo alla rovina, Elisabetta si trova cosí al centro dello scontro fra York e Lancaster: un campo di battaglia dove schiererà tutto il proprio coraggio e la propria intraprendenza. 
Attingendo a una ricca documentazione storica, Alison Weir racconta cosí la storia struggente, avventurosa e a volte tragica di Elisabetta di York, figlia, sorella, nipote e madre di re. Consorte modello, donna generosa e influente, Elisabetta visse uno dei periodi piú turbolenti della storia inglese, eppure riuscí a lasciare dietro di sé un’eredità destinata a specchiarsi nei secoli, e a concretizzarsi, anni dopo, in quella nipote che sarebbe stata la prima donna della dinastia Tudor a salire al trono: Elisabetta I.  

Recensione:

Nelle 575 pagine che compongono il libro ho capito che questa volta Alison Weir non ha affascinato con la sua penna come ha fatto con altri libri. A tratti biografia senza calore, a tratti racconto storico..tutto mi è sembrato tranne che un romanzo . Questo libro si potrebbe dividere in tre parti (volendo fare un riassunto preciso degli eventi):

1) prima parte - infanzia - “troverò un marito adatto a te Bessy”
2) seconda parte - adolescenza - “non sarò mai Regina”
3) terza parte -  vita adulta - “c’è un altro pretendente al trono”

574 pagine sono tante, sopratutto per un romanzo storico che deve avere la capacità di attirare nella lettura, deve essere accattivante e non deve annoiare. Ebbene questa volta mi sono annoiata spesso e ho sbuffato abbondantemente. Perché? È semplice: per tutti gli argomenti ripetuti, per tutte le esclamazioni sentite e risentite, per tutte le frasi scritte alla fine di ogni paragrafo. A parer mio il libro poteva essere serenamente composto da 200 pagine in meno. C’era forse la necessità di allungare la minestra? 
Secondo me quando una storia è interessante (licenze poetiche o meno) il numero di pagine non contano! 
La mia non vuole essere una recensione ironica con il semplice gusto di voler criticare ma un’analisi dettagliata di ciò che ho letto e provato durante la lettura.

Partiamo dal principio.
Chiunque abbia pensato che l’albero genealogico posto all’inizio del libro avesse senso allora non ha letto prima il manoscritto. Appena mi sono approcciata al mondo dei Lancaster e degli York sono rimasta perplessa e basita. Non si capiva niente! Chi leggeva doveva avere la presunzione di conoscere per filo e per segno la storia (già complicata di per sé) della guerra delle due rose. Questo è stato il primo inghippo. Una sera mi sono dotata di pazienza e sommando le pochissime cose che sapevo ho fatto un mio personale albero genealogico per capirci qualcosa.
Una volta compreso chi fosse fratello di chi, chi avesse quale titolo e chi voleva il trono e perché la storia (a livello di intrecci familiari) ha cominciato ad avere il suo senso.
Superato il primo scoglio la lettura è stata piacevole per arenarsi in seguito, quando leggevo paragrafi e paragrafi intrisi degli stessi concetti e discorsi simili. Di smorfie, di tristezza, angoscia e dolore.
Non mi aspettavo una lettura romantica e leggera ma a tratti è sembrata un’agonia senza fine. Quando mi sono resa conto con dispiacere che le pagine sembravano aumentare anziché diminuire ho capito che non sarebbe stata una delle letture più belle dell’anno, con grande peccato ovviamente!

Dalla nota dell’autrice alla fine del libro si apprende che “Elisabetta di York storicamente è l’antenata di tutti i sovrani succedutesi sul trono inglese dal 1509, di tutti i monarchi scozzesi dal 1513, e di ogni monarca britannico dal 1603”. È colei che assieme a Enrico VII ha dato vita ad una dinastia nuova e ha posto fine alla guerra tra i Lancaster e gli York. 
Nel libro viene descritta come una ragazza mite e di poca influenza, amata dal suo popolo e costantemente incinta (7 gravidanze di cui l’ultima le fu fatale). Non ho trovato niente di geniale nella Bessy raccontata da Alison Weir, non mi ha suscitato simpatia o curiosità. Era una pedina nelle mani di un uomo che per tutta la durata del suo regno ha vissuto con l’ansia di essere spodestato da un momento all’altro. Erano tempi duri quelli poiché la Torre di Londra era frequentata spesso dai nemici del re. Molti ne entravano e gran pochi ne uscivano. 

Da questa lettura mi aspettavo qualcosa di più interessante ma sopratutto nell’ultima parte ho trovato una monotonia ciclica che mi ha annoiato tantissimo. A tratti sarebbe stato più sensato leggere semplicemente una biografia anziché un romanzo storico. Sottolineo queste due parole perché tra le mani ho avuto la sensazione di non avere niente del genere. La storia non si può stravolgere ma la si può raccontare in modo più interessante, come ha dimostrato l’autrice raccontando la vita delle mogli di Enrico VIII. Questa volta ho avuto la sensazione che fosse necessario un suo libro ma che non fosse all’altezza dei precedenti. A tratti mi è sembrato tutto molto forzato.
Questa volta, purtroppo, Alison Weir non ha brillato nonostante si trovasse nel suo elemento poiché (sempre nella nota alla fine del libro) ho scoperto che ha usato molte informazioni prendendole da una biografia scritta di suo pugno su Elisabetta di York. Si sentiva una forte preparazione e conoscenza dell’argomento ma non ha saputo trasmettermi lo stesso amore attraverso le sue frasi.
Dopo tutto questo discorso un po’ polemico ma sopratutto dispiaciuto ho deciso a malincuore di dargli due stelle. La delusione finale è stata tanta, veramente troppa. È stato un vero peccato e un’occasione quasi del tutto mancata.

Valutazione:

★★/5

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