Una stella senza luce - Alice Basso
Garzanti | 313 pag. | 16,90 € |
Trama:
Torino, 1935. Il lunedì di lavoro di Anita inizia con una novità: Leo Luminari, il più grande regista italiano, vuole portare sul grande schermo uno dei racconti gialli pubblicati su «Saturnalia», la rivista per cui lei lavora come dattilografa. Il che significa poter curiosa - re dietro le quinte, intervistare gli attori e realizzare un numero speciale. Anita, che subisce il fascino della settima arte, non sta nella pelle. L’entusiasmo, però, dura solo pochi giorni, finché il corpo senza vita del regista viene ritrovato in una camera d’albergo. Con lui, tramonta il sogno di conoscere i segreti del mondo del cinema. Ma c’è anche qualcosa che inizia in quell’esatto istante, qualcosa di molto pericoloso per Anita. Perché dietro la morte di Luminari potrebbe nascondersi la lunga mano della censura di regime. Anita e il suo capo, Sebastiano Satta Ascona, devono evitarlo: hanno troppi segreti da proteggere. Non rimane altro che indagare, ficcando il naso tra spade, parrucche e oggetti di scena. Tra amicizie e dissapori che uniscono e dividono vecchi divi, stelle che, dopo tanti anni lontano dai riflettori, hanno perso la luce. Ogni passo falso può essere un azzardo, ogni meta raggiunta rivelarsi sbagliata. Anita ormai è un’esperta, ma questa volta è più difficile. Forse per colpa di quell’incubo che non le dà pace, un incubo in cui lei indossa l’abito da sposa, ma nero. Perché i giorni passano e portano verso l’adempimento di una promessa, anche se si vuole fare di tutto per impedire l’inevitabile.
Recensione:
- POICHÉ È IL TERZO LIBRO DI UNA SERIE POTREBBERO ESSERCI SPOILER -
Terzo appuntamento con le avventure di Anita e Sebastiano-Satta-Ascona e questa volta devo ammettere che la storia non ha brillato, proprio come il titolo del libro (profetico quasi).
Ci troviamo sempre a Torino, a combattere una lotta silenziosa contro la censura quando, durante un pomeriggio settembrino, appare il grande Leo Luminari regista di numerosi film di successo. La sua idea è quella di girare un film a Torino e riportare così il cinema nella grande città e per farlo vuole ispirarsi ai racconto pubblicati da “Saturnalia”, in particolare quelli che portano la firma di J.D. Smith autore di fantasia inventato da Anita e Sebastiano per denunciare le ingiustizie che avvengono in città. Ovviamente i due si mobilitano subito, accampano scuse più o meno plausibili sulla difficoltà di parlare con l’autore e che quindi è impossibile trarne un film. Il regista abbocca, o finge di farlo, e chiede a Sebastiano di scrivere la sceneggiatura del film. Inizialmente il ragazzo è titubante ma con l’aiuto di Anita decide di farlo. L’entusiasmo dura poco, il tempo di una notte, perché il giorno successivo il regista viene trovato morto e presto sei poliziotti cominciano a cercare le tracce che porteranno all’assassino. Ci sono troppe coincidenze per far credere ad Alice e a Sebastiano che sia tutto un caso. Così cominciano ad indagare per i fatti loro, ormai sono abituati a farlo, e quando arriveranno alla fine delle indagini rimarranno sorpresi di ciò che scopriranno.
Tra queste pagine pensavo di trovare ciò che avevo apprezzato nei precedenti romanzi e non è stato così del tutto. A parte l’eccessivo riassunto iniziale dove vengono raccolte tutte le informazioni importanti dei precedenti romanzi, questo libro più che l’indagine di Anita e Sebastiano racconta la loro complicità e il loro desiderio inespresso (solo a parole) di essere qualcosa di più.
Talvolta la trama principale cade in secondo piano per dare spazio a loro e alla loro intesa. Se da una parte è piacevole vedere il mutamento del loro rapporto, questo continuo tira e molla più metaforico che reale a lungo andare stanca. Si arriva alla fine del libro con nulla di fatto, con molti sottintesi e poca carne al fuoco. Sono davvero curiosa di vedere quanto ancora si protrarrà questo balletto di avvicinamento e allontanamento ..perché anche per i lettori affezionati potrebbe diventare troppo da sopportare.
“Ultimamente leggo molto”, sorride anche Anita, scrollando le spalle. “Perché mi guarda così?”
“Niente, s’è sporcata con la carta carbone”, dice Sebastiano carezzandole uno zigomo perfettamente pulito, con una delicatezza che non leverebbe neanche una mosca.
“Cielo, sono così maldestra”, mormora Anita senza opporre la minima resistenza.
Per quanto riguarda la trama principale, questa volta Alice Basso non si è attenuta al copione usato nelle trame passate. Ha raccontato qualcosa di più introspettivo e in un certo senso più intimo. Ho apprezzato la sfumatura che ha dato a tutto. La spiegazione finale, il messaggio vero e proprio che voleva mandare e che secondo me è arrivato perfettamente mi è piaciuto molto perché ha messo in luce una questione che negli anni del fascismo a volte è andata in secondo piano: la censura delle arti. Tutto ciò che si vedeva, leggeva e ascoltava per radio era posta all’attenzione di persone che avevano il compito di controllare/tagliare/cancellare qualunque messaggio scomodo per il Regime, qualsiasi messaggio sbagliato. Per noi follia oggi eppure all’epoca era la normalità.
Traendo le somme questo libro mi è piaciuto anche se non sono del tutto soddisfatta. Si poteva fare qualche passo in più, si poteva togliere qualche passaggio che ai miei occhi è risultato troppo ridondante e rendere la lettura poi scorrevole.
Ovviamente sono curiosa di leggere il quarto libro e lo attendo pazientemente in biblioteca, nel frattempo mi immergerò in altre storie, mentre Alice e Sebastiano nel frattempo avranno il coraggio (forse) di essere ciò che vogliono essere davvero.
Valutazione:
★★★/5
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