Il destino dell’ortica - Flavia Cercato

Rizzoli | 18,05 € | 400 pagine

Trama:

Questa è la storia di cinque donne tenaci come ortiche. Una storia che ha inizio nel 1925 nel cuore del Coppedè, il quartiere più eccentrico di Roma. Qui, tra le architetture fantastiche del Villino delle fate, Marianna Mori cresce insieme a cinque bizzarri fratelli, parla con i mosaici all’ingresso, prepara intrugli magici e, quando l’amore non si intromette, legge alla perfezione i cuori delle persone che la circondano. Quell’amore per lei prenderà il nome di Carlo Ricci, pittore che con i suoi tratti intelligenti e lo sguardo scuro le toglie il fiato, prima di scomparire. Sua nipote, Ginevra, cresce tra gli agi e le luci degli anni Sessanta e dalla zia ha preso il gusto per gli uomini sbagliati: trasferitasi a Torino, cerca di dimenticare una vecchia ossessione tra le braccia di un giovane dal sorriso sempre pronto. Si dice che tutto sembra funzionare, finché lui non le chiede di sposarlo. Quando torna a Roma aspetta già Emma, nata con gli occhi da demone e il naso a forma di virgola, che una volta cresciuta dovrà capire come un perfetto amore d’infanzia possa trasformarsi in un deludente e zoppicante rapporto tra adulti. Curiose quanto le figure di pietra che addobbano il Villino in cui finiscono sempre per ritrovarsi, le Mori non si dimenticano. Una storia dei personaggi originali e imprevedibili che, alla ricerca del loro posto tra le caotiche trame del mondo, si specchiano l’una nella storia e nei tormenti dell’altra, proprio come succede in ogni famiglia.

Recensione:

Incredibile ma vero, questo libro ha una fine! Superata la metà si ha la sensazione che le pagine si moltiplichino anziché diminuire..ebbene no. Ce la si può fare. Quando meno se lo si aspetta, quando si sta arrancando, sbuffando e sospirando arriva il tanto meritato epilogo (otto pagine) per dire poi addio a questa famiglia fatta di persone caotiche e spesso illogiche.

La storia comincia nel 1925 con Elisabetta, sposata con un uomo che la renderà infelice per la maggior parte della sua vita e al quale darà cinque figli. La più piccola, Marianna, darà dal filo da torcere alla famiglia Mori. Da sempre vuole fare le cose di testa sua e anche di fronte al fatto compiuto, quando tutto sembra seguire un piano prestabilito, lei scombina le carte e a modo suo riesce ad averla vinta. Ricorda molto Ginevra, nipote di Marianna, un’altra figura pragmatica e particolare. Uno di quei personaggi che non destano simpatia nemmeno per un istante. Anche lei seguirà il suo istinto fino alla fine. La figlia di Ginevra, Emma, nonostante l’esempio materno, è invece una via di mezzo tra una “normale” ragazza che nasce in una famiglia agiata e l’adolescente ribelle che vuole fare ciò che desidera. 
L’unica che non appartiene direttamente alla famiglia Mori ma che ne fa parte per altri motivi è Rosa, la tata marchigiana di Emma. Cinque donne, cinque storie.

Saga familiare? Bah. Attraverso le protagoniste vengono percorsi tantissimi anni fino ad arrivare ai giorni nostri ma non l’ho percepita così mentre leggevo questa storia.
Ho avuto l’impressione di leggere i racconti di cinque vite connesse per diversi motivi tra di loro ma nulla di più. Il racconto della storia di una protagonista cominciava ad un certo punto e si interrompeva senza un vero e proprio finale. I personaggi sono stati più delle comparse, le storie descritte in modo frettoloso e poco approfondite. I legami buttati qua e là senza grande intensità. C’erano delle spiegazioni inutili e dei dettagli trascurabili lunghi pagine e punti di svolta liquidati in poche righe.
Quando è entrata in scena la terza protagonista, avendo capito il filo conduttore con il quale la scrittrice aveva intenzione di portare avanti la storia, ho cominciato ad annoiarmi.
All’interno di questo libro ci sono tanti personaggi poco approfonditi, trame buttate qua e là e il risultato è, a parer mio, discutibile. Non c’è modo di affezionarsi a nessun personaggio, tranne Francesco e Ranieri, gli altri li ho trovati particolarmente noiosi e a tratti fastidiosi. Le cinque protagoniste assomigliano alle ortiche per la sensazione di fastidio che si ha quando la pianta punge, lo stesso fastidio che si prova leggendo certe dinamiche che si vengono a creare all’interno del libro. Non si parla di donne forti e tenaci, forse le loro scelte discutibili possono esserlo, ma loro sembrano più preda degli eventi e delle emozioni. Troppo volubili, capaci di buttarsi tra le braccia del primo uomo che le guarda e pronte a fare scelte di comodo per salvare la pellaccia.
Per non parlare delle accennati doti paranormali di Marianna, buttate lì a caso e poco approfondite.

Purtroppo, da quello che si evince dalle mie parole, ho trovato la lettura noiosa e snervante. L’epilogo ha tirato un po’ le somme dando risposte che ormai credevo di non avere più ma nonostante questo non mi è piaciuto per nulla il tutto. È un peccato perché la scrittura di Flavia Cercato è buona, scorrevole e per nulla noiosa..ma la storia lascia a desiderare per quanto mi riguarda. È un peccato, avevo alte aspettative, la storia di per se non è male ma è stata gestita nel peggiore dei modi. Il mio è un no bello convinto e a distanza di giorni si è solidificato per bene. Purtroppo è una lettura che boccio, anche se non è stata la peggiore. Si salva solo per la narrazione che di per sé non è malvagia, anzi! Un vero peccato, un’occasione (per me) sprecata.

Valutazione:

★★/5

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