Sei mesi senza Elisabetta II. Da Carlo III al libro di Harry


Dopo sei mesi rompo il silenzio sulla morte di Elisabetta II. Lei, che per me era un modello da seguire, dopo 70 anni di onorato servizio ha deciso di andare "in pensione" lasciando un paese incredulo ed una famiglia un po' allo sbaraglio. I Sussex sono due mine vaganti (recente la discussione sui titoli di Archie e Lilibeth) e Carlo sta prendendo molte decisioni "drastiche" facendo capire la linea guida che ha intenzione di usare per il suo regno. Insomma è tutto un work in progress senza esclusione di colpi! 
Adesso attenderemo di sapere se i Sussex accetteranno l’invito all’incoronazione di Carlo III prevista a maggio e sono sicura che fino ad allora ci saranno altre novità delle quali parlare.

La vita continua, si sa, è fisiologico ed è normale eppure mentre guardo i royal worker all’opera mi sembra di non riconoscere più la scintilla che teneva unita e legata la monarchia. Prima lavoravano per la regina, ora per un re che non riesco a riconoscere come tale. Qualcuno potrebbe dire: chissene frega mica sei inglese! Effettivamente è così eppure mi sentivo profondamente legata ad un’icona di responsabilità, dovere, riservatezza e modernità.
Nei suoi settant’anni di regno Elisabetta II ha fatto moltissimo. È cresciuta insieme al suo popolo, insieme ad una nazione che è diventata tra le più importanti del mondo. È stata capace di modernizzarsi, di andare al passo con i tempi mantenendo comunque la sua aura di austerità, rigore e sacrificio. 

Carlo III non ha dubbi, men che meno esitazioni. Vuole rendere più snella la monarchia, più pratica e fatta solo per i "meritevoli" (da qualche giorno ha insignito il fratello Edward del titolo di duca di Edimburgo, titolo del padre fino alla sua morte). 
È attento agli sprechi e agli abusi (ad esempio il recente "sfratto" dei Duchi di Sussex da Frogmore Cottage) e forse vuol rendere più fruibile e al passo  con i tempi la monarchia. Ha avuto tantissimo tempo per pensare e adesso finalmente può metterlo in pratica. 


Spare: il minore.

Mondadori | 23,75 € | Trama
  
                                           
L'ho letto anche io! Una volta esaurita la fila interminabile in biblioteca ci ho messo una settimana a finirlo e devo dire che non è stato semplice. Parto dal dire innanzitutto che è scritto benissimo ma su questo non avevo il minimo dubbio conoscendo la bravura dello scrittore. Il resto, purtroppo, mi ha annoiato abbastanza. Se la storia si basa su poco anche il più bravo degli scrittori riesce a fatica a mettere insieme qualcosa di accattivante ed interessante. Dalla mole di questo libro non emergono dettagli succosi, cose scandalose (Carlo che fa le flessioni in boxer per contrastare il mal di schiena lo è?). 
Devo ammettere che Harry, o chi per esso, ha giocato d'astuzia dando quasi il nulla cosmico alla stampa e sortendo un effetto spaventoso.
Il libro è diviso in tre fasi: adolescenza, carriera militare, l'incontro con Meghan. In tutte e tre le parti emerge il rapporto conflittuale con il fratello, l'assenza del padre nel momento del bisogno, il costante richiamo a Diana e il suo odio nei confronti della stampa britannica. Sono questi i cardini sul quale gira tutto il libro. Di Elisabetta II si parla poco e bene. Non scende mai nei dettagli in nessun caso, non racconta niente di più di ciò che si è letto sui giornali, visto dalla sua intervista e dal documentario su Netflix. Una mossa commerciale ben studiata che ha fatto parlare di sé senza dare troppo.
Se tutto ciò che è stato raccontato è vero - parlo dei dialoghi tra fratelli, tra padre e figlio e i Fab Four - emerge una famiglia disfunzionale, disunita, attenta solo alle apparenze dove Harry ha faticato a crescere, a trovare il suo posto nel mondo e uno scopo nella vita. Era un ragazzo errante, bisognoso di affetto e di qualcuno che gli facesse da guida o semplicemente da spalla. Solo in Meghan ha trovato tutto questo. “Capitano della mia anima” , così intitola la parte dedicata a lei. In lei trova la donna della vita, l’unica che ha deciso di rimanere mentre le altre non ce l’hanno fatta. Ha sopportato il peso finché ha potuto poi il resto lo conosciamo già. 
La famiglia reale si nasconde dietro il motto “never complain, never explain” e quindi non sapremo mai la verità ed è giusto così! Nonostante sia una delle famiglie più chiacchierate al mondo i panni sporchi si lavano in casa.
Spero  che Harry e Meghan nel loro piccolo angolo di paradiso in America riescano a trovare la quiete che hanno tanto cercato, lontano dai riflettori e dalla stampa. Dopo l’intervista con Oprah, il documentario su Netflix, l’intervista di Harry e l’uscita del suo libro penso/spero che non debbano più raccontare la loro verità. Qualcuno li avrà capiti, altri condannati. Io ho una visione più fatalista: ognuno è artefice del proprio destino così vale per tutti, così vale per loro.



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