Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno - Benjamin Stevenson

Casa editrice: Feltrinelli
Pagine: 381
Prezzo: 19,00 €

Trama: 

A Ernie Cunningham le riunioni di famiglia non sono mai piaciute. Di sicuro c'entra il fatto che tre anni prima ha visto suo fratello Michael sparare a un uomo e lo ha denunciato, un oltraggio che non gli è ancora stato perdonato. Perché i Cunningham non sono una famiglia come le altre. C'è solo una cosa che li unisce: hanno tutti ucciso qualcuno. Ora hanno deciso di ritrovarsi per un'occasione speciale: trascorreranno un fine settimana in un resort di montagna per festeggiare l'uscita di prigione di Michael. Ma i Cunningham non sono tipi da stare in pantofole davanti al caminetto. Il giorno dell'arrivo di Michael, viene trovato il cadavere di un uomo. Ha le vie respiratorie ostruite dalla cenere, come se fosse morto in un incendio, ma non ha ustioni sul corpo. Mentre una bufera si abbatte sul resort isolandolo e la polizia brancola nel buio, spetterà a Ern capire se il colpevole è uno dei suoi familiari, prima che vengano uccisi tutti.

Recensione:

Ciò che mi ha incuriosito di questo libro sin da subito, oltre alla copertina invitante, è stata la trama:
“Il fatto è che noi Cunningham non andiamo d’accordo. Abbiamo solo una cosa in comune: abbiamo ucciso tutti qualcuno.”
Pensavo fosse la classica ironia fatta per attirare i lettori, un modo come un altro per essere un libro accattivante. 
Mi sbagliavo completamente! A Ernie Cunningham viene dato il compito di indagare sulla sua famiglia quando un weekend si trovano tutti in montagna e vengono compiuti ben tre omicidi. Niente sarà semplice per il ragazzo che dovrà lottare contro i sensi di colpa nei confronti dei suoi familiari, i sensi di colpa nei confronti della sua ex moglie e il timore di scoprire chi c’è dietro gli omicidi.

“La tua vera famiglia non è chi ha il tuo stesso sangue; sono le persone per cui sei disposto a versarlo.”

Il risultato finale è un libro gradevole e avvincente. Benjamin Stevenson inserisce con semplicità e eleganza le dieci regole del “Decalogo del giallo perfetto” di Ronald Knox con un risultato notevole. 
Fino alla fine non si ha la percezione di chi potrebbe essere l’assassino e il protagonista nella sua personalissima e razionale narrazione racconta gli avvenimenti che si susseguono uno dopo l’altro.
Non è il classico giallo. Non si incentra tutto sulle indagini, sugli indizi e il movente. È il racconto tra passato e presente di una famiglia traumatizzata e sfortunata, diciamocelo. Perché tutti i presenti hanno i loro motivi per essere infelici, hanno dei traumi che portano con sé ed è difficile individuare da subito il capro espiatorio. Non è macabro o pesante, anzi! L’ironia del protagonista è ciò che rende il tutto ancora più gradevole. Cosa c’è di meglio di un giallo degno di questo nome che allo stesso è anche divertente?

Mi sono innamorata lentamente di questa lettura, mi sono fatta coinvolgere un po’ alla volta. Pagina dopo pagina. A volte alcuni fatti raccontati mi sembravano delle digressioni inutili per poi capire alla fine che ogni dettaglio raccontato era essenziale, che tutti i pezzi sarebbero andati al loro posto lasciandomi di fronte ad un finale che mai avrei pensato di leggere. Credo sia stata proprio questa l’arma vincente del libro: la suspence. La genialità dello scrittore di intrecciare una trama fitta, con tanti personaggi e allo stesso tempo semplice e limpida agli occhi del lettore. Mai e poi mai avrei indovinato l’assassino!
Nel complesso mi è piaciuto molto questo libro. Ha saputo stupirmi ed incuriosirmi. Nonostante non sia un giallo tradizionale l’ho trovato gradevole e lo consiglio agli amanti del genere.

Valutazione:

★★★★/5


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