Corsage: la metafora di una donna sola



40 anni nel 1877 non sono paragonabili a quelli di oggi soprattutto se sei l’Imperatrice d’Austria e la donna considerata più bella dell’Impero. Soprattutto se hai tre figli e ne hai perso uno. Soprattutto se hai un marito distante, assente e poco incline al tatto. Soprattutto quando sei incastrata in un matrimonio da 23 anni e vivi una vita che ti sta stretta, che ti soffoca e sei costantemente sotto lo sguardo attento e vigile di chiunque ti stia attorno. 
La versione di Elisabetta che troviamo in questo nuovo adattamento cinematografico è quella di una bellissima donna di quarant’anni atletica, attenta alla forma fisica e ai segni del tempo lasciati sul suo corpo. È una donna forte ma allo stesso tempo fragile. Così tanto fragile da cercare attenzioni da chiunque la circondi trovando però un muro di riservatezza e chiusura.
Cerca con così tanta intensità l’amore al punto da allontanare chiunque senza rendersene conto
Corsage credo sia il miglior prodotto cinematografico su Sissi da diverso tempo a questa parte. Il suo intento non è quello di raccontare un determinato periodo storico ma di rendere umana e attuale la figura di una donna trasformata in mito. 
Elisabetta è alla deriva. Si sente sola e incompresa. I figli appaiono più come dei grilli parlanti, una sorta di coscienza per colei che dovrebbe essere una guida e invece sembra più infantile di loro. La sua costante richiesta di aiuto è disarmante, così come la bravura dell’attrice che la interpreta.
Sono rimasta piacevolmente stupita vedendo Corsage. Avevo dei pregiudizi dopo aver visto il trailer e minuto dopo minuto sono stati completamente dissolti. La metafora è chiara così come il significato dell’intero film. 
C’erano delle inesattezze storiche? Certo. 
C’erano dei dettagli anacronistici? Assolutamente.
Tutto questo però non ha inciso minimamente sul risultato finale. 
Non ho pensato per un solo istante alle sue biografie o ai fatti di cronaca perché avevo di fronte a me una donna come molte nella società moderna. Un grido disperato alla consolazione e al perdono.
La scena che più mi ha colpito è stata quella in cui si è tagliata i capelli. Lì, di fronte a quello specchio, non c’era più “Sissi il mito” ma “Sissi donna”. Quel caschetto disordinato e sbarazzino è la perfetta metafora di chi vuole un cambiamento, di chi lo cerca ma non lo trova. È un circolo vizioso dal quale non si può uscire ed Elisabetta ne è perfettamente consapevole.



Ho apprezzato inoltre la somiglianza di molti personaggi così come le ambientazioni. In secondo piano si vedevano stampe, quadri e fotografie molto simili al vero ed è stato un valore aggiunto per un film che mi ha convinto praticamente da subito.
È la fragilità che sta nelle cose, la linea sottile tra la vita e la morte, la necessità di amare ed essere amati che mi hanno scosso e fatto pensare.
Corsage è un prodotto davvero valido per chi è affascinato dal personaggio di Sissi e finalmente, dopo tante cose brutte, abbiamo un risultato interessante.
È il racconto della vera Sissi. È il racconto della donna tormentata che non vuole essere vista soltanto come uno strumento di bellezza, una controfigura, semplice rappresentanza. È il racconto di una donna che dopo tante lotte e battaglie perse non ci sta più alle regole della corte viennese, men che meno a quelle dettate dal matrimonio.
È il racconto di una donna libera che vuole essere semplicemente sé stessa senza catene.








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