Le stanze buie - Francesca Diotallevi

Casa editrice: Neri Pozza
Pagine: 283
Prezzo: 18,00 €

Trama:

Si possono coltivare le passioni in un tempo ingeneroso? Qualcosa di torbido e inesprimibile affiora alla superficie di questo romanzo. Ed è indefinito, difficilmente afferrabile eppure persistente, come il profumo che porta addosso Lucilla Flores, protagonista di questa storia fosca e al tempo stesso delicata e malinconica. Francesca Diotallevi, con una capacità di raccontare fuori dal comune, ci porta in una piccola provincia del Piemonte della seconda metà dell’Ottocento, dentro la casa di un aristocratico dedito a vigneti e poco d’altro. Dove la servitù inganna il tempo di un lavoro sempre uguale con qualche ingenuo pettegolezzo, e dove arriva a servizio un maggiordomo che prende il posto del vecchio zio appena scomparso.
Ma nessun dio oscuro e severo sarebbe stato capace di tanto dolore e di tanta ingiustizia: verso una bimba innocente, e verso la moglie del conte, Lucilla, una donna con il volto «velato di oscurità», smarrita dentro un segreto che non le si addice, che non dovrebbe appartenerle, lei, la creatura più lieve, sospesa e innocente che si possa immaginare. Le stanze buie è una dichiarazione d’amore alle passioni, alla poesia, alla bellezza della natura, a quel femminile che ci meraviglia ogni volta che si rivela a noi. La storia di un amore negato, la prepotenza di un mondo chiuso e meschino, capace soltanto di nascondere, di reprimere, di lasciare che esistenze intere si lascino coprire dalla polvere della storia senza riscatto e senza futuro.
Tra queste stanze ferite dal pregiudizio e dall’indifferenza, Francesca Diotallevi trova, però, una luce e una delicatezza quasi preraffaelita e in questo contrasto affila una lama che taglia sempre perfettamente. E mostra che la felicità non è nelle cose del mondo, se il tempo è ostile.

Recensione:

Le stanze buie non sempre sono luoghi fisici ma zone oscure dentro di noi, del nostro passato o della nostra storia. Chi non ne ha una? E Vittorio, il protagonista di questo libro, non è da meno.
Dopo la morte dello zio, Vittorio prende il suo posto come maggiordomo in una villa in mezzo ai vigneti delle Langhe, precisamente a Neive. Non è contento di lasciare il suo posto a Torino, in città, ma deve molto a quello zio che ogni mese sin da quando è piccolo gli scrive lettere, gli manda soldi e si informa della sua vita.
Vittorio è un uomo d’onore e non può venir meno al suo dovere perché suo zio ha fatto tanto per lui senza un apparente motivo.
Il clima che trova in quella grande casa non è di certo dei più belli. Il freddo che cala sulle vigne è lo stesso che c’è dentro quelle pareti di una dimora poco accogliente. Conosce i domestici con i quali ha avuto a che fare suo zio e il padrone di casa che lo accoglie in modo freddo.
Non è un inizio facile per Vittorio perché era abituato in modo diverso a Torino e dovrà abituarsi ad una nuova vita. Non sa che quel breve soggiorno cambierà per sempre le sorti del suo destino. Perché un motivo c’è se suo zio nel testamento ha espresso la volontà che prendesse il suo posto di lavoro. Perché la verità prima o poi, per quanto dolorosa possa essere, torna a galla. Sempre.

“Le stanze buie” è la rivelazione di quest’anno. Avevo tanto pregiudizio nei suoi confronti, la trama non mi convinceva del tutto perché sembrava molto distante dai miei gusti letterari. L’unica certezza che avevo era che conoscevo la scrittura di Francesca Diotallevi che ho apprezzato nei suoi libri precedenti.
Ho fatto bene a fidarmi perché alla fine una volta conclusa questa lettura ero colpita, soddisfatta e stupita dalla complessità di questo libro e dal lavoro eccezionale fatto dall'autrice.
Mi è piaciuta molto l'atmosfera gotica che Francesca Diotallevi è stata in grado di creare, così come l'accenno di "paranormale" velato a tal punto da incidere sul romanzo ma non di spaventare. 
Mi ha affascinato pagina dopo pagina mentre il mistero del perché Vittorio si trovasse lì veniva svelato e la complessità dei rapporti umani aumentasse sempre più. Le ultimo 150 pagine le ho lette tutte d'un fiato perché ad un certo punto il ritmo narrativo cambia e dovevo sapere assolutamente cosa sarebbe successo.
Una volta voltata l'ultima pagina ho guardato la copertina del libro con una certa soddisfazione. Mai, mai e poi mai avrei pensato ad un epilogo simile. Mai avrei creduto che la storia potesse assumere quelle sfaccettature e concludersi in quel modo.
La scrittura di Francesca Diotallevi,  come nei suoi precedenti romanzi, è semplice e scorrevole. Nelle sue descrizioni accurate ci immergiamo perfettamente nelle Langhe e in quella casa buia e impolverato piena di dolore e troppe stanze buie. Una lettura piacevole che ha cambiato totalmente il mio pensiero in positivo. 
Consiglio questo libro a chi vuole immergersi in una storia dove si può trovare un po' di tutto. Dove non sempre ciò che appare normale lo è. Per chi ha voglia di lasciarsi prendere da un libro che non è ciò che sembra ma è molto, molto ci più!

Valutazione:

★★★★★/5


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