Giuditta e il monsù - Costanza DiQuattro
Casa editrice: Baldini + Castoldi
Pagine: 221
Prezzo: 16,00 €
Trama:
Ibla, 1884. A Palazzo Chiaramonte, una notte di maggio porta con se due nascite anziché una soltanto. Fortunato, abbandonato davanti al portone, e Giuditta, l'ultima fimmina di quattro sorelle. Figlia del marchese Romualdo, tutto silenzi assenze e donne che non si contano più, e di sua moglie Ottavia, dall'aria patibolare e la flemma altera, è proprio lei a segnare l'inizio di questa storia. Lambendo cortili assolati e stanze in penombra, cucine vissute ed estati indolenti, ricette tramandate e passioni ostinate, il romanzo si spinge fin dove il secolo volge, quando i genitori invecchiano e le picciridde crescono. C'è chi va in sposa a un parente e chi a Gesù Cristo, ma c'è pure chi l'amore, di quello che soffia sui cuori giovani, lo troverà lì dov'è sempre stato: a casa.
Recensione:
Quando ho preso in prestito questo libro in biblioteca avevo aspettative altissime. Avevo letto pareri positivi e non vedevo l'ora di farmi trasportare da una bella lettura. In parte è stato così. Sono rimasta soddisfatta a metà, per così dire.
Mi sono sentita accolta nella cucina di palazzo Chiaromonte, ho visto la preparazione di piatti eccezionali, ho sentito il profumo dei fiori agrumati di una Sicilia piena di sole e di caldo. Ho assistito a pranzi, cene e feste della famiglia Chiaromonte. Mi sono sentita così tanto parte integrante che anche io, leggendo, avevo timore del marchese Romualdo e delle sue lavate di capo.
La prima parte della storia si incentra sulla gioventù di Giuditta e Fortunato. Vediamo come nasce la loro amicizia e come crescono insieme tra giochi e dispetti. La figlia del marchese preferisce passare tutto il suo tempo in cucina ad imparare le ricette apprezzate in famiglia, mentre il figlio del monsù vorrebbe studiare. Arrivano ad un patto. Lei gli presta i suoi libri e quaderni e lui le insegna a cucinare. A poco a poco, crescendo, oltre ad amalgamare gli ingredienti che usano, anche loro si amalgamo e diventano qualcosa di pericoloso e sbagliato, dannatamente sbagliato.
Avevo intuito l'epilogo del libro circa a metà. I comportamenti di Romualdo nei confronti di Fortunato qualcosa mi avevano fatto intendere, per il resto è stata una bella lettura.
Oltre alla storia in sé c'è una bellissima Sicilia che non fa da sfondo ma che è parte integrante del racconto. Ci sono scambi di frasi dialettali, ci sono usanze e tradizioni che fanno di questo libro una piccola chicca. C'è amore tra sorelle ma anche amore paterno di un uomo che non è mai stato abituato a mostrare i suoi sentimenti.
C'è un po' di tutto in questo libro, forse il finale è stato un po' troppo frettoloso. Dopo la grave rivelazione tutti i personaggi vengono liquidati in fretta e si resta sospesi nell'incertezza. Che sorte è capitata a quel personaggio? Cosa significa quel gesto?
Per questo motivo non mi ha convinta del tutto. Sarebbe servita qualche pagina in più per concludere meglio un romanzo già bello di per sé. Peccato!
Nonostante questo mi è piaciuto e sicuramente recupererò gli altri libri dell'autrice.
Valutazione:
★★★/ 3
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