Il Gattopardo - Tomasi di Lampedusa

Casa editrice: Feltrinelli
Pagine: 299
Prezzo: 9,50 €

Trama:

Siamo in Sicilia, all'epoca del tramonto borbonico: è di scena una famiglia della più alta aristocrazia isolana, colta nel momento rivelatore del trapasso di regime, mentre già incalzano i tempi nuovi (dall'anno dell'impresa dei Mille di Garibaldi la storia si prolunga fino ai primordi del Novecento). Accentrato quasi interamente intorno a un solo personaggio, il principe Fabrizio Salina, il romanzo, lirico e critico insieme, ben poco concede all'intreccio e al romanzesco tanto cari alla narrativa dell'Ottocento. L'immagine della Sicilia che invece ci offre è un'immagine viva, animata da uno spirito alacre e modernissimo, ampiamente consapevole della problematica storica e politica contemporanea.

Recensione:

Era da tanto tempo che giravo attorno a questo libro comprato in una bancarella di libri di seconda mano. Era da tanto tempo che la trama mi chiamava e io, sorda, non ho mai risposto. Sostengo fermamente che ogni libro ha il suo momento ( chissà quando arriverà quello per “I Miserabili”) e finalmente ho letto questo classico che mi ha conquistata. 
È stato un innamoramento lento prima per le atmosfere malinconiche di una Sicilia che si arrende a Garibaldi, poi per Don Fabrizio consapevole della fine di un’epoca, la sua epoca. 
Siamo nel 1860. I Garibaldini sono alle porte e il regno borbonico ormai è giunto alla fine. Si sta facendo l’Italia anche se non tuitti sono d’accordo. Il protagonista di questo libro e Don Fabrizio, principe Salina. È un uomo intelligente, forse un po’ sanguigno ma che sa aspettare, sa meditare. È consapevole del cambiamento in atto. Sa che l’aristocrazia siciliana perde giorno dopo giorno valore e importanza mentre gli uomini legati alla terra, coloro che hanno saputo guardare avanti, coloro che hanno creduto sin da subito a Garibaldi e ai suoi uomini avranno la meglio,  avranno il loro riscatto.
In questo libro viene descritto in modo schietto e con dovizia di particolari la storia che ha portato all’Unita d’Italia. 
Le idee, la confusione e l’adattamento. Don Fabrizio è il primo ad accettare la situazione, si definisce l’ultimo principe di Salina perché sa che dopo di lui non resterà più nulla. Un nipote sposato e delle figlie nubili. 
Tra le pagine di questo libro ci sono atmosfere malinconiche, tra lo sbocciare dei fiori di pesco si sente la tristezza per un mondo che non esisterà più. Durante un ballo di società si vede il vecchio e il nuovo mescolati assieme. Si percepisce il cambiamento nel pensiero comune e nei giovani che credono fortemente nel nuovo re d’Italia e nella nuova democrazia. 
Sono rimasti in pochi a vedere con occhio sincero ciò che sta accadendo realmente.

“ Lei non è stato sul continente dopo la fondazione del Regno? Fortunato lei. Non è un bello spettacolo. Mai siamo stati tanto divisi come da quando siamo uniti. Torino non vuole cessare di essere capitale, Milano trova la nostra amministrazione inferiore a quella austriaca, Firenze ha paura che le portino via le opere d’arte, Napoli piange per le industrie che perde, e qui, in Sicilia si sta covando qualche grosso, irrazionale guaio..”

È quando mi imbatto in questi pezzi che mi rendo conto che un classico è un libro che ha ancora molto da raccontare. Nonostante il tempo passato continua a rimanere attuale e veritiero.
Questo libro mi è piaciuto molto con la sua velata malinconica, con la descrizione di una Sicilia in declino ma che è pronta per essere riscattata.
È un bel classico che merita di essere letto una volta nella vita!

Recensione:

★★ ★/5

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