Resto qui - Marco Balzano





Casa editrice: Einaudi
Pagine: 184
Prezzo: 18,00 €

Trama:

L'acqua ha sommerso ogni cosa: solo la punta del campanile emerge dal lago. Sul fondale si trovano i resti del paese di Curon. Siamo in Sudtirolo, terra di confini e lacerazioni: un posto n cui nemmeno la lingua materna è qualcosa che ti appartiene fino in fondo. Quando Mussolini mette al bando il tedesco e perfino i nomi sulle lapidi vengono cambiati, allora, non resta che provare a raccontare. 
Trina è una giovane madre che alla ferita della collettività somma la propria: invoca di continuo il nome della figlia, scomparsa senza lasciare traccia. Da allora non ha mai smesso di aspettarla, di scriverle, nella speranza che le parole gliela possano restituire. Finché la guerra viene a bussare alla porta di casa, e Trina segue il marito disertore sulle montagne, dove entrambi imparano a convivere con la morte. Poi il lungo dopoguerra, che non porta nessuna pace.
e così, mentre il lettore segue la storia di questa famiglia e vorrebbe tendere la mano a Trina, all'improvviso si  precipitato ad osservare, un giorno dopo l'altro, la costruzione della diga che inonderà le case e le strade, i dolori e le illusioni, la ribellione e la solitudine.
Una storia civile e attualissima, che cattura fin dalla prima pagina. 

Recensione:

“ Considerava chiunque fosse istruito una persona inutilmente difficile. Uno scioperato, un saccente, uno che sta a spaccare il capello in quattro. Io invece credevo che il sapere più grande, specie per una donna, fossero le parole.
Fatti, storie, fantasie, ciò che contava era averne fame e tenersele strette per quando la vita si complicava o si faceva spoglia. Credevo che mi potessero salvare, le parole.”

184 pagine intense che raccontano una storia che non conoscevo. Ancor prima della diga, raccontano di un paesino che non ha origine chiare e definite. Un po’ austriaco, un po’ tedesco, forse per niente italiano. Durante il Fascismo si trova a dover combattere chi lo vuole “italianizzare”. Il tedesco è bandito e tutte le cariche pubbliche vengono occupate da persone che non sono del luogo, persone con accenti diversi che vengono anche dall’altro capo dell’Italia. 
È la storia, questa, di un paese che non sa da che parte stare quando Hitler annuncia che, se vuole, può entrare nel Reich definendola la “grande opzione”. Il paese si divide così in optanti e restanti. Fascisti da una parte e nazisti dall’altra.
Poi scoppia la guerra e tutti vengono presi nel mezzo. Nel frattempo il progetto della diga resta lì, fermo, in attesa di essere preso seriamente in considerazione una volta finito il conflitto mondiale. E allora mi sono chiesta: questo paese ha mai avuto un po’ di quiete? No. Assolutamente. Ed è tutto vero. Il campanile c’e, unico reperto rimasto simbolo di un paese che non esiste più.
In queste 184 pagine non si racconta solo la storia di un paese ma anche, sopratutto, la storia di una donna che non si è arresa di fronte ai potenti della storia. 
Trina ha comunque cercato di inseguire il suo sogno. Interdetta dalla cattedra pubblica ha cominciato ad insegnare in segreto. Parlava in tedesco a bambini che l’italiano non lo volevano imparare rischiando grosso. Rischiando il confino se non la morte. Ha lottato accanto al fianco di suo marito quando decide di non andarsene dal paese ne sotto la minaccia del nazismo, ne sotto la minaccia della diga. Racconta di Trina e della sua famiglia, dei suoi drammi e delle sue conquiste. Racconta una storia di resilienza e dolore. 
Sono state 184 pagine intense che mi sono piaciute molto. Alla fine di qualche capitolo ho dovuto prendere  un bel respiro prima di ricominciare. La scrittura è magnetica e crudele, esattamente come piace a me. 
Mi sono piaciute, inoltre, le precisazioni finali dell’autore che ha riportato all’attenzione uno spaccato di storia che non viene raccontato e che, invece, merita di essere ricordato.

Valutazione:

★★★★/5


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