La ricamatrice di Winchester - Tracy Chevalier
Casa editrice: Neri Pozza
Pagine: 277
Prezzo: 18,00 €
Trama:
Winchester, 1932. A trentotto anni Violet Speedwell sembra ormai inesorabilmente destinata a un'esistenza da zitella. La Grande Guerra ha preteso il suo tributo: il suo fidanzato, Laurence, è caduto a Passchendaele insieme a migliaia di altri soldati, e ora le «donne in eccedenza» come lei, donne rimaste nubili e con scarse probabilità di convolare a nozze, sono ritenute una minaccia, se non una vera e propria tragedia per una società basata sul matrimonio. Dopo essersi lasciata alle spalle la casa di famiglia di Southampton, e le lamentele della sua soffocante madre, ferma all'idea che dovere di una figlia non sposata sia quello di servire e riverire i genitori, Violet è più che mai intenzionata a vivere contando sulle proprie forze. A Winchester riesce in breve tempo a trovare lavoro come dattilografa per una compagnia di assicurazione, e ad aver accesso a un'istituzione rinomata in città: l'associazione delle ricamatrici della cattedrale. Fondata dalla signorina Louisa Pesel e diretta con pugno di ferro dall'implacabile signora Biggins, l'associazione, ispirata a una gilda medievale, si richiama a un'antica tradizione: il ricamo di cuscini per i fedeli, vere e proprie opere d'arte destinate a durare nei secoli. Sebbene la Grande Guerra abbia mostrato a Violet come ogni cosa sia effimera, l'idea di creare con le proprie mani qualcosa che sopravviva allo scorrere del tempo rappresenta, per lei, una tentazione irresistibile. Mentre impara la difficile arte del ricamo, Violet stringe amicizia con l'esuberante Gilda, i capelli tagliati alla maschietta, la parlantina svelta e un segreto ben celato dietro i modi affabili, e fa la conoscenza di Arthur, il campanaro dagli occhi azzurri e luminosi come schegge di vetro. Due incontri capaci di risvegliare in lei la consapevolezza che ogni destino può essere sovvertito se si ha il coraggio di sfidare i pregiudizi del tempo. Due incontri che insegnano anche che basta a volte un solo filo per cambiare l'intera trama di una vita.
Recensione:
Di Tracy Chevalier avevo letto "La ragazza con l'orecchino di perla" diversi anni fa e, poiché la lettura mi aveva lasciata abbastanza indifferente, non ho più tentato altri approcci con l'autrice.
Ho deciso di darle un'altra possibilità con questo romanzo e già in corso di lettura mi è tornato in mente perché la sua scrittura non è esattamente ciò che cerco in un libro.
Tanto, forse troppo, descrittiva in questo romanzo racconta la storia di Violet, una ragazza in fuga da una vita domestica che le sta stretta. Siamo nel dopo guerra. La Prima Guerra Mondiale è finita e adesso si sta cercando di ricostruire partendo da ciò che è rimasto. Le donne sono presenti in quantità maggiori rispetto agli uomini e quindi è difficile per alcune trovare un marito con il quale creare una famiglia. Per Violet non è esattamente così. Dopo la morte di suo fratello Giorge e il suo fidanzato Lawrence la ragazza chiude il suo cuore a qualsiasi essere umano. Si potrebbe dire che la sua è una scelta anche se a volte la solitudine le pesa nel cuore.
Con la scusa di un trasferimento lavorativo la protagonista abbandona il tetto familiare, si allontana da una madre che le rende la vita impossibile e si trasferisce a Winchester dove spera di trovare un nuovo equilibrio e in qualche modo ci riesce.
Entra a far parte del gruppo delle ricamatrici di Winchester che ricamano, per l'appunto, cuscini per la bellissima cattedrale della città. Fa nuove amicizie e incontra Gilda, una ricamatrice che si rivelerà un'ottima amica. Grazie a lei conosce Arthur, il campanaro della città che le fa provare sin da subito emozioni sopite da tempo.
In questo romanzo Tracy Chevalier tocca diversi temi che contestualizzati nel periodo storico sono interessanti. L'idea che una donna sola debba stare a casa ad accudire la madre, stigmatizza il ruolo della donna madre e moglie soltanto, ribadisce la lotta alla libertà individuale. Accenna all'ascesa del Nazismo e alla possibilità che due donne possano amarsi non per assenza di uomini ma perché si vogliono bene davvero.
Le intenzioni erano buone, ne sono certa, eppure mi sono trovata a sbadigliare leggendo (i capitoli 9 e 10 erano infiniti) e talvolta qualche dialogo mi ha lasciata un po' perplessa. Dei passaggi chiave, a parer mio, sono stati descritti e raccontati in modo molto sbrigativo mentre si è soffermata troppe volte su particolari inutili per la trama. Un vero peccato!
Insomma, purtroppo la mia idea circa l'autrice è rimasta invariata. Probabilmente non leggerò altri suoi libri.
Valutazione:
★★/5
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