Elisabeth, gli ultimi anni. L'imperatrice raccontata dalla sua Dama d'onore - Irma Sztàray



Casa editrice: Mgs Press
Pagine: 175
Prezzo: 18,00 €
Trama:


Sissi le è morta tra le braccia in quel tragico 10 settembre 1898, sulle rive del lago di Ginevra. Elisabeth, imperatrice d'Austria e regina d'Ungheria, aveva 61 anni e l'ultima sua dama d'onore - la contessa Irma Sztàray de Sztàra e Nagy-Mihàly, autrice di questo libro - 34 e solo da quattro anni seguiva l'imperatrice nei suoi forsennati spostamenti per l'Europa.
Dalla morte di Rodolfo, erede al trono e unico figlio maschio della coppia imperiale - avvenuta in circostanze ancora oggi misteriose, nel gennaio1889, nel casino di caccia di Mayerling - Elisabetta non aveva  più avuto pace, si vestiva di nero e non partecipava più alla vita di Corte; anzi restava a Vienna il meno possibile, tanto che nel corso degli anni era riuscita a sfiancare diverse dame d'onore, che non riuscivano più a sostenere i suoi ritmi frenetici. Irma invece era giovane, paziente, aveva un carattere accomodante e, soprattutto, adorava Elisabetta.
La parte interessante del diario è senza dubbio il racconto dettagliato dell'attentato: Irma vede in lontananza un uomo che si sta avvicinando verso di loro, vede Luigi Lucheni mentre urta ELisabetta e fugge. In quel momento né lei né la stessa imperatrice si accorgono della ferità che si rivelerà mortale. Solo dopo la partenza del battello Elisabetta comincia a sentire un dolore al petto. Quando Irma si rende conto che la situazione è grave chiede al comandante di riportarle a terra. Elisabetta morirà poco dopo a causa di un'emorragia interna nel suo letto all'Hotel Beau Rivage, assistita dalla sua dama d'onore che le chiude gli occhi per sempre.
La contessa Sztàray prende subito in mano la situazione e la gestisce al meglio: informa e tiene i contatti con l'imperatore e la Corte di Vienna, allestisce una prima camera ardente nella stanza dell'albergo e concorda il da farsi con le autorità locali che chiedono e ottengono l'autorizzazione  a fare l'autopsia al corpo dell'imperatrice, alla quale Irma assiste sconvolta in rappresentanza della Casa d'Austria; infine consegna la "sua" imperatrice in una bara provvisoria al seguito giunto da Vienna per riportare a casa il corpo della sovrana.
Per il suo comportamento irreprensibile Francesco Giuseppe le sarà sempre molto riconoscente tanto che è stata la prima a ricevere la Grande croce dell'Ordine di Elisabetta, istituito dallo stesso imperatore per ricordare la moglie.
Un'altra testimonianza di quanto sia stata ben voluta la contessa ci viene da Maria Valeria, la figlia prediletta di Elisabetta. Dopo averla incontrata nel suo castello di Wallsee, nella bassa Austria, tre mesi dopo l'attentato, ha scritto nel suo diario: "Irma Sztarày a Wallsee: una parte della Mamma."

Recensione: 

Benché la trama dica molto, se non tutto, ciò che accade nel libro, io ho deciso di raccontarvi un po' le impressioni che ho avuto durante la lettura di questi ultimi quattro anni di vita dell'imperatrice.
La storia è storia, non si può commentare e men che meno recensire ma si può dire ciò che si è vissuto venendo a conoscenza di certi dettagli che ha vissuto questa donna che è stata l'ultima a servire e a soccorrere l'imperatrice.
Sin dalla sua prima convocazione a Corte Irma dimostra subito una devozione assoluta nei confronti di Elisabetta d'Austria. E' innata in lei una grande pazienza e una forza fisica tale da riuscire a stare dietro ai ritmi serrati della sua sovrana. E' comprensiva e diplomatica. Con le parole, senza urtare l'animo dell'imperatrice cerca di farla ragionare, di far sì che sia ragionevole anche in circostanze difficile.
E' la dama di compagnia perfetta per una donna che ha perso la bussola, che ha perso ciò che aveva di più caro al mondo. Una donna piena di rimpianti com'era Elisabetta in quel periodo della sua vita. 
Ci sono diversi passaggi che dimostrano quanto fosse tormentata e quanto i suoi demoni la perseguitassero ovunque.


"Ella non viveva che per la sua famiglia, non si separava dall'imperatore che con una difficoltà infinita, eppure, anche se lontano da lui era inquieta, doveva nondimeno partire.
Ella si fermava in un luogo il tempo d'esserne affascinata. Quando il fascino scemava, fremeva come l'uccello all'avvicinarsi dell'inverno e..proseguiva il sui cammino."


Gli ultimi anni della vita dell'imperatrice erano dettati da questa urgenza di scappare, di viaggiare. Usava la "scusa" della sua salute ma probabilmente Vienna e la fredda Corte le ricordavano ogni giorno il suo fallimento più grande ovvero di non aver saputo salvare suo figlio Rodolfo.
Il suo dolore è così forte che fa installare un suo busto all'Achilleion, la villa che aveva fatto costruire a Corfù. Un tempio dedicato ad Achille in ogni sua forma. 




"Verso sera Sua Maestà mi fece chiamare in giardino all'improvviso per mostrarmi un monumento installato proprio quel giorno dedicato alla memoria del principe ereditario [...]
Lo sguardo perso lontano, l'imperatrice sta perfettamente dritta e la sua ombra viene proiettata sul monumento. Sembra che voglia abbracciare suo figlio e, nel silenzio ho l'impressione di percepire un terribile singulto provenire dal suo cuore."


Elisabetta si stanca preso dell'Achilleion e smette di andarci. Continua a viaggiare per l'Europa facendo qualche breve tappa qua e là fino a quando decide di stare qualche giorno a Ginevra. Le viene sconsigliato dal suo seguito di fermarsi in quella città sempre in rivolta eppure lei non da peso a quelle osservazioni. Sfida la sorte e il prezzo da pagare sarà alto.
Inizialmente non era il bersaglio "ufficiale" di Luigi Lucheni, un anarchico italiano. Lo diventa poi quando viene a sapere che il Duca d'Orléans - pretendente al trono francese - torna a Parigi prima ancora che possa mettere in atto il suo piano. 
E così, in modo molto rapido, si avvicina all'imperatrice e con altrettanta velocità le trafigge il cuore tramite l'utilizzo di un coltello molto sottile e affilato.
Elisabetta cade a terra ma si rialza subito dopo, non si rende conto di ciò che sta accadendo dentro di lei. Delle conseguenze di quel corpo mortale. E' solo pochi passi più avanti che si accascia esangue e da lì a poco esalerà il suo ultimo respiro.
Irma le resterà accanto fino all'ultimo secondo, anche dopo, quando accompagnerà la sua imperatrice a Vienna. 
Onore, amore e dedizione. Queste sono le tre caratteristiche che descrivono perfettamente la dama d'onore che ha accompagnato nel suo ultimo viaggio la sua sovrana. 
Un ultimo passo, quello decisivo, mi ha fatto commuovere. E' un breve scambio di batture riportato alla fine del libro, come conclusione, tra Francesco Giuseppe e Irma.

"Due pesanti lacrime scivolarono sulle sue gote mentre gli raccontavo i dettagli del tremendo dramma.
Queste lacrime non ebbero altri testimoni oltre a me e alle orchidee che avevo portato via dal seno dell'imperatrice per recarle all'imperatore.
Alla fine del mio racconto l'imperatore restò in silenzio per alcuni minuto. Poi mi domandò:
- Le avete tagliato una ciocca di capelli?
- No Maestà - risposi, - non ne ho avuto il coraggio, perché sapevo quanto ci tenesse ai suoi capelli.
- Avete ragione, avete fatto bene."

In questo semplice scambio di battute si capisce quanto fosse forte il dolore di Francesco Giuseppe e quanto gli fosse costato caro dire addio anche a lei, al suo angelo, come soleva chiamarla nei loro scambi epistolari.
Nonostante tutto, nonostante i loro temperamenti e i loro ruoli lui l'ha amata fino alla fine. Ma questa è un'altra storia, è un altro libro.


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